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Colma - Cava di Villa San Bartolomeo

 

Questa pagina, dedicata ad una delle cave geologicamente più importanti del Monferrato, è stata possibile grazie alle notizie storiche ed alle foto d'epoca fornite dal proprietario Ernani Caprioglio (figlio di Ceci Caprioglio, che fu proprietario negli anni '70) e da Anita Rosso, "anima" della Associazione Amis d'la Curma.

 

Grazie anche a Ruud T. Schüttenhelm, per i consigli ed il materiale anche inedito che ci ha inviato. Geologo di Utrecht (Olanda), tra il 1969 ed il 1972, studiò dettagliatamente (anche) questa cava per la sua tesi di dottorato pubblicata nel 1976. Ricordato con affetto da molte persone della zona, ha istituito in questa cava il "Membro Colma" del Gruppo Pietra da Cantoni.

 

 

La cava di Villa San Bartolomeo, già abbandonata, nel giugno 1969 (foto inedita di R. Schüttenhelm)

 

 

La cava di Villa San Bartolomeo nel novembre 2007 (foto A. Frixa)

 

vsb

 

La collina del Castello della Colma prima dell'apertura della Cava

 

1. NOTIZIE STORICHE SULLA CAVA:

 

Anita Rosso ed Ernani Caprioglio: "I lavori nella Cava di Villa San Bartolomeo iniziarono nel 1953 e terminarono nel 1963. Prima degli scavi per il cemento esistevano già cave di pietra da cantoni in galleria.

Negli anni Settanta, in questa cava a cielo aperto, ormai abbandonata, si formò un lago (vedi foto sotto); i suoi fondali, bianchi, davano all'acqua un colore verde smeraldo. Per molto tempo nel lago si andò in barca, si fece il bagno e si allevarono pesci, poi così come si era formato, il lago spontaneamente sparì".

 

 

 

Anni '70: il lago nella Cava di Villa San Bartolomeo

 

  

Ruud Schüttenhelm (2007): "Le foto della Cava Villa San Bartolomeo che ti ho inviato sono state scattate nel giugno 1969. Ho visitato la cava molte volte nei periodi maggio-settembre 1969 e 1970, una volta nella primavera del 1969, nella primavera ed estate 1971 e nella primavera 1972.

 

Durante tutto il periodo l'aspetto della cava fu sempre lo stesso. Nessuna attività , né strumentazione, un aspetto piuttosto "fresco" e poca vegetazione. Anche dopo piogge torrenziali il piano cava era asciutto e permetteva anche di parcheggiare l'auto. Le riserve di calcare sembravano esaurite, a meno che uno non volesse collocare mine sotto la Villa stessa [il Castello di San Bartolomeo].

 

In quel periodo, ho saputo, da cavatori che lavoravano alla Cava di Uviglie, che la Cava della Colma era stata abbandonata alcuni anni prima.

 

Circa la circolazione d'acqua nella Cava di Villa San Bartolomeo, in un punto del fronte di cava c'era acqua che proveniva dalla parte sommitale del calcare a rodoliti (livello senza glauconite). La c'era un livello a cemento vadoso, ma l'acqua scomparve piuttosto rapidamente verso il basso.

Comunque, in mezzo alla cava, più o meno vicino al piano di cava e non lontano dalla strada, c'era un piccola cavità riempita d'acqua (circa 2-3 m2). Non era verticale, ma scendeva con un angolazione ripida e con pareti irregolari. Non era opera dell'uomo (pozzo). Il livello dell'acqua era sempre lo stesso e, per quanto possa sembrare strano, c'era un solo pesce di 15 cm che nuotava in quel buco".

 

 

2. PRINCIPALI PUBBLICAZIONI SULLA CAVA

 

In questa sezione sintetizziamo, in ordine cronologico, tre lavori geologici eseguiti su questa cava, nel 1976, 1996 e nel 2002; rimandando ai lavori originali per maggiori dettagli.

 

Le differenze principali riguardano la parte bassa della serie, quella che abbiamo qui chiamato informalmente "Pietra da Cantoni inferiore". I lavori di Schuttenhelm (1976) e Vannucci et. alii (1996) dividono questo intervallo in quattro parti e considerano risedimentati i costituenti fossili (cioè formatisi altrove e risedimentati/"franati" qui in tempi diversi), mentre il lavoro di Bicchi et al. (2002), divide questo intervallo in due parti e considera i fossili in posto (cioè vissuti e "deceduti" qui).

 

 

2.1. Sezione di Villa San Bartolomeo (sintesi tratta da: Schüttenhelm R.T.E, 1976)

 

In questa sezione l'Autore istituisce il "Membro Colma" (Colma Member) della Pietra da Cantoni, che comprende le unità sedimentarie F, F1, G1 e H sotto descritte. La successione completa è:

 

Unit Q1 (26.3 - 48 m c.a.: Marne di Mincengo): marne grigie con pochi livelli di marne glauconitiche.

 

Unità L (13.85 - 26.3 m; Pietra da Cantoni): calcare  a grana fine (wackestone e mudstone) a litoclasti, foraminiferi, glauconite e serpentino.

 

Unità H (13.7- 13.85 m; Pietra da Cantoni - Membro Colma): calcare a fosfati, molluschi, coralli, resti di pesci, glauconite, rodoliti e qualche frammento di roccia vulcanica. La matrice, molto fine, è costituita da calcarenite marnosa e fango carbonatico, a piccoli foraminiferi, glauconite, serpentinite, quarzo e granuli fosfatici.

 

Unità G1 (12.5 - 13.5 m; Pietra da Cantoni - Membro Colma): calcare a rodoliti, bioclasti e glauconite.

La matrice è costituita da calcare marnoso fossilifero (frammenti di alghe, macroforaminiferi e foraminiferi planctonici), glauconite e sabbia a grani di serpentino. Molte rodoliti hanno diametri fino a 12 cm e sono coperte da Balanidi. Presenza di bioturbazioni riempite da glauconite e materiale ricco in serpentino.

 

Le unità distinte da Schüttenhelm R.T.E, 1976

 

R. Schuttenhelm, 1976

Unità F1 (7.4 - 12.5 m; Pietra da Cantoni - Membro Colma): calcare a grana grossa, a rodoliti, bioclasti e foraminiferi. Le rodoliti  hanno diametri variabili tra 5 e 12 cm e contengono Briozoi e occasionalmente Balanidi. Il nucleo è costituito da micrite calcarea e ciottoli marnosi.

 

Calcare a Rodoliti (unità F1); foto inedite  inviate da R. T. Schüttenhelm

Sopra: 1. Rodolite sezionata, 2. Ciottolo marnoso al nucleo della rodolite

Sotto: 3. rodoliti con bioturbazioni riempite da glauconite.

 

 

Unità F (1.1-7.4 m; Pietra da Cantoni; Pietra da Cantoni - Membro Colma): Calcare a grana da media a molto grossa, non stratificato, costituito da frammenti di alghe (rare rodoliti), a minori quantità di frammenti di lamellibranchi, briozoi e macroforaminiferi .

 

Unità C (0-1.1 m; Marne di Antognola): marna grigio-verdastra.

 

 

 

2.2 Sezione della Cava di Villa San Bartolomeo  (sintesi tratta da: Vannucci G., Piazza M., Fravega P. & Abate C.,1996)

 

La sezione studiata sul fronte occidentale della cava di Villa San Bartolomeo, si sviluppa per una potenza complessiva di circa 40 m, con giacitura 20°25°SE. Come Schuttenhelm, gli Autori distinguono sette unità geologiche, che denominano dal basso verso l'alto con le lettere dalla A alla G.

La loro unità A corrisponde all'unità C di Schuttenhelm (Marne di Antognola), le unità B-C-D-E alle unità F-F1-G1-H (Pietra da Cantoni "inferiore"), l'unità F all'unità L (Pietra da Cantoni "superiore") e l'unità G all' unità Q1 (Marne di Mincengo).

 

Dall'alto si distinguono:

 

G) marna siltosa (24.2 - 36.2 m; spessore: 12.0 m) grigio-azzurra, stratificata, a foraminiferi planctonici  e subordinatamente da foraminiferi bentonici, resti di Echinidi, Molluschi, Ostracodi, denti di Selaci e squame di pesci, Briozoi.

 

- contatto netto.

 

F) sabbia (15.2-24.2 m;  spessore: 9.0 m) localmente cementata, passante verso l'alto a siltite; sono presenti orizzonti arricchiti in granuli di glauconite e brandelli marnosi.
Dispersi nel sedimento si osservano valve di lamellibranchi (pettinidi), isorientate secondo la giacitura degli strati. Il contenuto fossile è rappresentato da abbondanti Foraminiferi planctonici, Foraminiferi bentonici, abbondanti resti di Echinidi e di Molluschi, Ostracodi, denti di Selaci e spicole di spugna.

In alcuni campioni ricorrono microfaune rimaneggiate presumibilmente derivanti dagli orizzonti pelitici posti alla base della successione.

 

- contatto netto.

 

E) lag (15-15.2 m; spessore: 0.2 m) a ciottoli calcarei (derivanti dalla Fm. del Calcare di Casale) e Bivalvi (Pecten, Ostrea, Cardium), raramente ricoperti da una pellicola di fosfati. La frazione interstiziale è costituita da siltiti fortemente cementate, con abbondanti granuli bioclastici e glauconitici. La componente fossile è per lo più riferibile a Foraminiferi planctonici e bentonici, frammenti di Balani, Bivalvi, Briozoi, Echinidi ed Ostracodi. Alcuni bioclasti (Echinidi, Alghe Corallinacee e Balanidi) sono fosfatizzati.

 

- contatto netto.

 

D) rudstone a rodoliti (13-15 m; spessore: 1.5 m) con frazione interstiziale costituita da grainstone con locali concentrazioni di granuli di glauconite o fosfatizzati. Le rodoliti hanno forma sferoidale od ellittica con taglia variabile da 4 a 8 cm. Il nucleo delle rodoliti è prevalentemente bioclastico (frammenti di Briozoi, di Balani, o talli di Alghe Corallinacee) e subordinatamente clastico (ciottoli derivanti dalla Fm. Calcare di Casale).
Nel sedimento che ingloba le rodoliti e nel loro interno si osservano frammenti di Balani (molto abbondanti anche sulla superficie esterna delle rodoliti), Bivalvi (tra cui Ostrea), Briozoi, resti di Echinidi, Gasteropodi, Serpulidi, Ostracodi, macroforaminiferi (Miogypsina), foraminiferi bentonici e planctonici. Rispetto al sottostante livello C aumentano la taglia delle rodoliti, la presenza di nuclei costituiti da ciottoli del Calcare di Casale, i granuli di glauconite ed i processi di fosfatizzazione (soprattutto al tetto del livello ).

La sezione di Villa San Bartolomeo (VSB)

tratto da Vannucci et al. 1996

- passaggio sfumato

 

C) floatstone passante a rudstone a rodoliti (9-13.5 m; spessore: 4.5 m), la cui frazione legante è costituita da grainstone del tutto simile a quello del livello sottostante. Nella parte più bassa del livello le rodoliti sono abbastanza disperse nel sedimento, verso l'alto diventano più abbondanti e più ravvicinate. Hanno taglie da 3 a 8 cm (frequenze maggiori intorno a 5 cm). Il nucleo è prevalentemente bioclastico (ad es. frammenti di Balani, talli di Corallinacee, gusci di Eulepidina) e subordinatamente clastico (quarzoarenite). Sia fra le rodoliti sia al loro interno si osservano frammenti di Balanidi, Bivalvi (tra cui Ostrea), Briozoi, Serpulidi, resti di Echinidi, Gasteropodi, Scafopodi, Ostracodi, foraminiferi planctonici e bentonici e macroforaminiferi (Miogypsina).

 

- contatto sfumato

 

B) grainstone a Lepidocycline e Rhodophycee calcaree (3-9 m; spessore: 6.0 m), con rarissimi granuli di e piccoli granuli di glauconite. Quest'ultima si rinviene anche come riempimento di Foraminiferi e di altri fossili. Rodoliti rare e mal conservate sono disperse nel sedimento; verso la parte alta del livello, diventano più abbondanti, concentrandosi in piccole lenti. I frammenti di talli di Rhodophycee calcaree costituiscono almeno il 60% della roccia.

Si osservano anche frammenti di Bivalvi (Ostrea, Chlamys e Pecten), Briozoi, Balanidi ed Echinidi, Ostracodi, foraminiferi planctonici e bentonici, macroforaminiferi (Miogypsina) e frammenti di Articolate. Le rodoliti hanno forma sferoidale, diametri di circa 2-3 cm, nucleo clastico e bioclastico (molto frequenti i gusci di Lepidocycline).

- copertura (2-3 m; 1.0 m circa)

 

A) marna grigia (0-2 m   2.0 m), mal stratificata e mal affiorante, con una abbondante microfauna a Foraminiferi prevalentemente planctonici (Catapsydrax dissimilis).

 

 

 

2.3 Colma  (sintesi tratta da: Escursione Monferrato - Bicchi E., Dela Pierre F., Ferrero E., 2002)

 

La sezione studiata sul fronte occidentale della cava, comprende una successione pressoché ininterrotta potente complessivamente 41 m.

Gli Autori l'hanno distinta in 4 intervalli al di sopra della Fm. di Antognola (Unità C di Schuttenhelm).

I primi due livelli (spessore totale 4.30 m) corrispondono alla Pietra da Cantoni "inferiore" (Unità F-F1-G1 e H di Schuttenhelm) il terzo livello corrisponde alla Pietra da Cantoni "superiore" (Unità L), mentre il livello più alto corrisponde all'Unità Q1 (Marne di Mincengo).

 

26- 41 m (Marne di Mincengo): marne bianco-grigiastre riferibili al Langhiano –Serravalliano (subzone N9a e N9b).

 

4.30- 26 m (Pietra da Cantoni): calcareniti a foraminiferi e glauconia. I sedimenti sono estremamente bioturbati e divengono più fini verso l’alto. Contengono bivalvi (pettinidi) disposti secondo un’orientazione preferenziale, grossomodo coincidente con la giacitura degli strati, frustali vegetali e teredini.
E' stato possibile attribuire questi sedimenti al Burdigaliano p.p. e al Langhiano p.p. (biozone N7b e N8).

 

4-4.30 m (Pietra da Cantoni; lag): Al tetto di questi sedimenti è visibile un livello calciruditico potente circa 30 cm con matrice calcarenitica ricca in glauconia e con frazione grossolana costituita da rodoliti molto abbondanti spesso accresciute su clasti extrabacinali, clasti fosfatizzati e perforati, micriti brunastre, grossi bivalvi (pettinidi) completamente disarticolati. Tale livello testimonia l’annegamento della piattaforma.
In conseguenza ad un rapido innalzamento del livello marino relativo che ha causato un drastico rallentamento della sedimentazione, l’azione delle correnti di fondo permetteva un movimento dei sedimenti con la conseguente concentrazione di noduli algali. Nel complesso, il deposito risulta molto dilavato e mostra caratteri residuali. Il tetto corrisponde ad una superficie ondulata e irregolare le cui depressioni sono riempite dai soprastanti sedimenti. 

 

0-4 m (Pietra da Cantoni): calcareniti grossolane bruno-giallastre, che poggiano attraverso la discontinuità D2 sulla Formazione di Antognola.
Il contenuto paleontologico, molto abbondante è rappresentato da foraminiferi bentonici e macroforaminiferi, bivalvi (Chlamys e Pecten) dispersi nel sedimento, brachiopodi, rodoliti sparse (la loro concentrazione aumenta a partire da circa 2.5 m dalla base della sezione) e rarissimi foraminiferi planctonici man conservati.. La bioturbazione è molto intensa e l’originaria stratificazione risulta in gran parte obliterata.Le rodoliti si presentano poco arrotondate con diametri superiori ai 5 cm.

 Soltanto grazie all’analisi biostratigrafica integrata con le associazioni a Miogypsinidi (Maia, 1996) è stato possibile inquadrare questa bancata al Burdigaliano p.p. (Subzona N7a).

 

Formazione di Antognola: non più visibile

 

 

 

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